martedì 21 maggio 2013

(Ancora) QUEENSLAND: the Place to Be - TOWNSVILLE

Ci siamo fatti attendere. Un po' è che negli ostelli del Queensland la connessione è un bene di lusso che viene fatto pagare mica poco. Un po' è che qua mente e braccio del blog è sempre solo una...un po' è che comunque ci eravamo già dati un po' di vantaggio sul blog, così che leggevate sempre di posti che ci eravamo già lasciati alle spalle. Ci piaceva esservi sempre un passo avanti :P
E quindi mentre ci pensate ancora in vacanza in Queensland...in realtà ci siamo fusi i piedi "altrove" per cercare un po' di stabilità (casa, lavoro, carte burocratiche). Ora siamo un po' più stabili per cui a-riecchice.
Townsville! L'ultimo campo base in Queensland (almeno per ora).
Il viaggio stavolta è particolarmente interessante. Un po' perchè al duty free troviamo cose strane...e non capisco bene se vuol essere un modo giocoso di fare multiculturalità, o un modo giocoso di lamentarsi dell'invasione di razze che han preso d'assalto l'Australia...fatto sta che qui ai bambini australiani danno da mangiare i bambini cinesi e i bambini neri...i cinesi sono al gusto caramello e i neri...non si sa. Continuo a chiedermi se possa essere educativo o diseducativo. Probabilmente a nessun altro è mai fregato niente di spenderci due secondi a chiederselo, ok.




















E poi i piratini! Insomma almeno questi lo so, dovremmo accattarceli però...pare che le caramelline gommose qui siano un altro di quei beni di lusso inavvicinabili come i gelati...7-8$ per un pacchettino da 100 o 200g. Allora. Fakkiu piratini gommosi.


E poi sì beh...anvedi che vista:




E mi sa che quest'isoletta la rivedrete
sotto un'altra prospettiva, prossimamente...
E by the way...ci rendiamo conto che nonostante i 40°...qui è autunno! Fa veramente strano leggerlo e razionalizzarlo...il cervello è un aggeggio strano, si fissa su determinate associazioni e se le porta dietro a tempo indeterminato. Penso che se anche restassimo qui 40 anni, probabilmente la parola "autunno" ci farebbe sempre pensare alle foglie gialle che veleggiano a terra e scrocchiano sotto i salti dei bimbi (ma i bimbi giocano ancora a far scricchiolare le foglie secche nell'era degli ipads? io sì...).

In alto a dx. (Lo giuro, le gambe pelose non sono
 le mie!!! E' il BB! ...o forse no?! :P)
Atterriamo in un minuscolo aeroporto circondato da colline ricoperte di vegetazione tropicale e ci riaccolgono i 40° con 80% di umidità che ci mancavano taaaaanto.


Ma soprattutto, ci accoglie il miglior ostello di tutti i tempi: Adventurer's Backpackers! Ragà, se passate da Townsville, andate a buttargli dei fumogeni o delle fialette puzzolenti o dateje direttamente fuoco!!! Noi non è che ci formalizziamo, personalmente ho dormito direttamente sulle radici degli alberi senza manco avere un asciugamano, con le formiche che mi camminavano ovunque (e pungevano senza sosta). Però, cazzarola, quando ti fai pagare le cifre che si fanno pagare gli ostelli in Australia e ti chiami "Adventurer" non è che se ti chiedo una tazza o un piatto mi devi proporre un set di plastica da vendermi. Insomma, questi manco i piatti e le posate davano in uso. Ti pare che un backpacker debba girare con un servizio di piatti, tazze e posate nello zaino? Probabilmente si sentivano già troppo magnanimi nell'averci dato le lenzuola. Aveva la conformazione di, avete presente quei motel squallidi su più piani con l'affaccio sul cortile centrale che si vedono spesso nei film/telefilm americani? Così. Che non sarebbe nemmeno stata brutta come sistemazione, se non fosse stata lasciata completamente a sè gestita da gente che non sa cos'è un microinvestimento. Almeno diamogli una mano di colore a sta colata di cemento cubiforme! Ma il momento migliore è stato appena entrati in camera, quando per ovviare ai 40° di cui sopra abbiamo acceso le pale sul soffitto...


Momenti memorabili che resteranno per sempre nei nostri cuori.
Senza contare che la reception era gestita da mamma e figlia che vivevano nello stesso stabile e che spesso e volentieri chiudevano la reception per ore perchè dovevano fare il pisolino pomeridiano o la spesa. E per lo stabile vagava anche una strana tizia informe che non faceva altro che sparare acqua ovunque con una pompa dotata di un getto della potenza di un idrante, incurante di lavarti i piedi o lo zaino. E avreste dovuto vedere la faccia impegnata che aveva come di una guerrigliera al fianco del subcomandante Marcos! A casa mia...tanti calci in der cù. Un conto è che capiti in un ostello in India, in Cambogia, in Perù, dove lo paghi 5€ a notte e va bene così perchè è proprio l'approccio alla vita in generale che è relaxed. Ma qui, porchimmondo...

Townsville comunque ci viene venduta come la città più in rapida crescita del Queensland, pare che tantissima gente passi di qui per caso, se ne innamori e finisca per trasferircisi. Noi dobbiamo ancora capire perchè. Townsville in sè non è niente di che. Una cittadina di mare tranquilla, il cui unico "to see" è la lunghissima spiaggia (sempre non balneabile causa meduse, vedi puntate precedenti). I surroundings sono sicuramente più interessanti, si può partire per l'Outback seguendo le vie storiche battute dai progenitori emigrati qui, si può fare un giro nella foresta pluviale e le altre classiche cose del Queensland. Noi l'abbiamo principalmente scelta come stop over per la prossima meta...un'altra isola!

Vi mostriamo comunque qualche foto-cazzeggio, anche se niente è particolarmente degno di nota.

Per Giuly che mi chiede dei ragni: questo è l'unico
notevole che abbiamo visto...questo è il modo che hanno
di affrontare i problemi. Ci giocano.
Appena arrivati mi sono innamorata della luce
strana e vivida di un tramonto tra le nuvole, che accendeva
di un arancione irreale la sabbia.
Ovviamente ho fatto un milione di foto tutte
uguali per cercare la luce migliore, ma avevo solo
il cellulare dietro, quindi evito di spammare.
Castle Hill. 
Abbiamo avuto l'ardire di provare la "goat track" che sale fino in cima, 
ovviamente all'1 di pomeriggio e con le infradito.  
L'eco delle maledizioni del BB mi 
perseguiterrano per almeno altre 10 vite. 
Abbiamo fatto un giro ai giardini tropicali...molto belli,
ma la cosa che ci è rimasta più impressa sono questi
superbaccelli...sembrano tante cacche di cane eh!
Leggete il 2° punto dall'alto: salsicce gratis
alle 17.30 per chi entra nel locale di spogliarelli...
:D
Persino qui l'Italia cade a pezzi...
"Noi" (a Caselle) mettiamo gli aerei sulle rotonde,
qui giustamente ci mettono i fari.
E infine l'unica cosa bella dell'ostello, la piscina
sul tetto. Il tramonto non è male neanche da qui.
Nient'altro da segnalare da Townsville, ma abbiate pazienza: nella prossima puntata capirete perchè ci siamo fermati qui!



domenica 5 maggio 2013

QUEENSLAND: the Place to Be - PORT DOUGLAS

Eravamo rimasti a Cairns, nel claustrofobico ostello per ggggiovani casinari.
Seguendo il suggerimento del canadese che la sapeva lunga, prenotiamo l'ostello Dougies Baclpackers a Port Douglas. Sempre Queensland, sempre più a nord, sempre più caldo. A Cairns passa a caricarci il colorful bus del Dougies che gratuitamente fa su e giù 3 volte a settimana, in concomitanza con la “discesa in città” dei gestori per rifornimenti (quando apre il carrello bagagli per lanciare i nostri zaini è PIENO semplicemente di casse di birra di ogni marca...).
Il tizio ci offre anche un bus lollipop, per addolcire il viaggio..e comunque non ce ne sarebbe bisogno: la strada è bellissima. Captain Cook Highway è la strada che costeggia tutta la costa est del Queensland fin su a Cape Tribulation. Km di strada rasomare che mostrano spiagge lunghissime e sempre deserte. SS passa il tempo con la testa fuori dal finestrino per sentire il vento e immaginarsi di star percorrendo quei km in moto...finchè il BB non la cazzia perchè la tipa di fianco ha i capelli tutti sparati per aria. Embè? Se non si lamenta vuol dire che va bene così, anche perchè ci sono 40° quindi un po' d'aria non fa male. E se le da fastidio che si leghi i capelli. Se non voleva scompigliarsi la piega aveva solo da non venire in queste terre selvagge. Tsk.

Il guido prima di scaricarci in ostello ci fa anche fare un giretto di Port Douglas per mostrarci le facilities principali, e molto carinamente ci porta anche nel punto panoramico più alto, che se volessimo raggiungerlo a piedi perderemmo milza, fegato e polmoni tutti in un colpo. Mai visto un veicolo salire da una strada tanto ripida. Specialmente se carico di valchirione teutoniche grondanti burro da ogni poro...


Lì scopriamo anche di essere circa 15.000 km da casa. Sulla bussola non c'è né Torino né Roma, l'Italia non se la filano. Ma ci tariamo su Parigi. Nostro malgrado.


Veniamo quindi scaricati al Dougies, dove veniamo accolti da uno staff...o in palese botta da oppiacei, o spaventosamente felici della propria esistenza passata al check in di un ostello. Non ricordo di essere mai stata così tanto rintronata e ipnotizzata dal parlare a ruota libera. Alla fine la guardavo e annuivo ma il mio cervello galleggiava in un mare di gelatina colorata. Probabilmente stava esalando gli oppiacei di cui sopra e li ho innavertitamente inalati. Indubbiamente però tanta vitalità era contagiosa. Bell'accoglienza! E non era la classica finta vitalità da animatore di villaggio. Era proprio vera.
Beh. Il posto sembra carino. Tutti minibungalow con passerelle e tettoie in legno, immersi tra le piante tropicali, piscinetta, luci colorate di notte che illuminano la vegetazione e tutto il resto. Ma capisco che è il posto GIUSTO quando trovo sparse in giro le amache! Quand'ero piccola pensavo che nella vita non desideravo grandi cose. Mi bastava poter vivere in una catapecchia ammuffita purchè ci fosse qualche metro quadrato di verde intorno e un'amaca. Mi ci sono fiondata per scoprire se era ancora così...e in effetti sì. Continuo a non desiderare grandi cose. Un'amaca sotto due piante, un gatto che mi ronfa addosso mentre leggo e un cagnolino che scava buche lì intorno. Fatto sta che basta iniziare a dondolare sull'amaca per ritrovarmi anch'io in botta entusiastica come la tipa del check-in. E' bello quando le cose che ci riempiono di vero entusiasmo sono le più piccole e stupide, come i bambini.

Perfette per occultarsi agli occhi del mondo...in tipico stile SS.


  


Anche qui la fauna locale viene a darci il benvenuto:

La vite è stata volutamente tenuta nello scatto per
darvi un'idea di quanto fosse piccolo questo gechino...


Wanna play hide and seek with me?
You foolish...
E lui!


Purtroppo non siamo riusciti a fargli foto decenti perchè sgattaiolava freneticamente nel buio senza sosta...ma è un bandicoot! Una specie di topo gigante ma col marsupio, col muso affilatissimo ed elegante, che vagava per i cespugli e il prato appena scendeva il buio, annusando ovunque in cerca di cibo. Ho sentito dell'aria sui piedi e c'era questo ratto gigante ma col musetto simpatico che mi sniffava i piedi :D e ovviamente, ho iniziato a inseguirlo dappertutto...Teti, lo so è un ratto, ma inseguo proprio qualsiasi animale...insetti a parte. Probabilmente era anche un po' cieco come una talpina perchè si lasciava avvicinare senza che si rendesse conto di cosa succedeva, ma appena sentiva un rumore nelle vicinanze scappava.

Cosa dire su Port Douglas. Cittadina di mare molto carina, con diversi resort di lusso ma che s'intuiscono a malapena attraverso la boscaglia tropicale. Anche qui niente di invasivo. Niente di particolarmente eccezionale da segnalare, ma è bella la natura in generale. Da qui si può partire per tante escursioni, a caccia di balene e delfini, a fare snorkeling sulla barriera corallina, alle Mossman Gorges (gole di acqua dolce), arrivare fin dove la strada finisce a Cape Tribulation...ma alla fine noi abbiamo optato, dato il poco tempo, di goderci il Dougies e un po' di relax, così che sono riuscita a far fuori quasi 3 libri in 3 giorni. E il BB...beh non lo so, avrà battuto tutti i suoi record a qualche gioco per ipad di cui mi rifiuto di conoscere anche solo il nome...
Anche perchè coi JelliFish di mezzo (sì anche qui) non è proprio il periodo ideale per fare snorkeling, per quanto i tour si facciano comunque e ti facciano affittare una stinger suit, una tutina di licra che dovrebbe proteggere dalle meduse. Una specie di burkini insomma. Qui gli arabi integralisti sarebbero avvantaggiati. Peccato che non ne abbiamo praticamente visto neanche l'ombra. In un mese di girovagare abbiamo visto DUE donne col chador, quindi la versione soft del velo, che copre solo i capelli. E forse DUE uomini di colore. E' un po' distante come luogo di emigrazione da scegliere. Per arrivare in USA c'hanno pensato secoli di schiavitù, ma per arrivarci volontariamente l'Europa è più vicina. Qui è ovviamente terra di emigrazione più che altro di Filippini e ogni altro popolo con gli occhi a mandorla. Oltre naturalmente agli italiani.

In ogni caso, la spiaggia di Port Douglas di chiama 4 mile beach, ed è effettivamente una distesa di sabbia a perdita d'occhio, con alle spalle una striscia di boscaglia. Una versione tropicale della Versilia, con le palme al posto dei pini marittimi. Con la differenza che una noce di cocco, se ti centra, ti fa secco, una pigna è già più difficile. Ma naturalmente qui, se al mattino non esci di casa dovendo correre almeno un rischio mortale, la vita è noiosa...
Essendo periodo di JellyFish, la balneazione è vietata se non all'interno di un'apposita barriera antimeduse...qui la natura si prende la rivincita sull'uomo. Siamo noi a dover essere rinchiusi in una rete. Da naturalista, mi piace come contrappasso sull'uomo! Ma mi rifiuto di fare il bagno in una gabbia. Fanculo. Aspetterò la stagione giusta, altrimenti qual è il gusto di nuotare in mare se non hai quel senso di libertà?
La spiaggia è quindi battuta più che altro da sparuti kite surfers e da camminatori voraci.




La rete anti-meduse...o forse anti-uomo.


La cosa bella è che il vento soffia talmente forte da riempirti le orecchie e invadere del tutto la mente, rendendo impossibile qualsiasi altro pensiero. Puoi anche cantare a squarciagola ma nessuno ti sente, se non forse qualcuno a un km più dietro di te. Camminando da sola una mattina, mi è venuto da cantare questa, non so perchè visto quant'è malinconica. Chissà a chi sarà arrivata.


Decidiamo anche di testare la cucina locale.


Ovvero i famosi (per chi ha frequentato paesi anglofoni) spaghetti in lattina che già 15 anni e più fa vedevo sugli scaffali dei supermercati UK. La curiosità è forte e anche già sapendo perfettamente che ci faranno schifo, proviamo a testarli. Basta mezza forchettata per farli finire direttamente nello scarico del Dougies. Ora, io non sono affatto una schizzinosa nel mangiare, ho campeggiato selvaggiamente inforchettando robe direttamente dalla lattina senza manco poterle scaldare, e non sono nemmeno appassionata di pasta, che se va bene, cucino una volta ogni 6 mesi. Ma quella roba è IMMONDa. Gli “spaghetti” appena sfiorano la lingua o il palato si disfano in poltiglia (senza minimamente masticare) e hanno la consistenza del pongo, il sugo è una specie di ketchup rancido e le polpette, giuro, hanno la stessa consistenza, odore e aspetto dei bocconcini per i gatti. Ora capiamo perchè sono tutti esaltati dalla cucina italiana quando vengono da noi in vacanza. Eccerto fijoj...se la Heinz di sta cippa vi fa credere che QUESTI siano spaghetti col sugo!!!
Sapevamo che il test avrebbe dato un esito disastroso, ma non ci aspettavamo così tanto. Ci siamo sacrificati per amor di scienza e conoscenza.
Mapppercorpodimillebalene! Ormai il cibo del diavolo era entrato in circolo dando i suoi deleteri effetti sulla psiche...


Pur non avendo fatto granchè, ci dispiace davvero lasciare il Dougies, anche qui come a Kangaroo Island, per l'idea, il concetto e il mood che gli stanno incollati come un'ombra.
Ma si guarda avanti e mai indietro.

venerdì 3 maggio 2013

QUEENSLAND: the Place to Be - CAIRNS

Cairns! Avevamo programmato una tappa qui per spassarcela in spiaggia:


Ma nel passare in rassegna troppi posti per organizzare il tutto, ci siamo persi un piccolo dettaglio: I JELLYFISH MORTALI. Che, giustamente, sguazzano nelle acque del Queensland da Ottobre a Maggio, data la temperatura mite. Quindi: vietata la balneazione. Che tempismo.
Senza contare che qui l'escursione quotidiana delle maree è molto pronunciata e nel giro di poche ore ci si ritrova ad avere una distesa di melma putrida, dove di tanto in tanto si avventurano pure i coccodrilli, come ci conferma un simpatico muratore neozelandese che si ferma a chiacchierare con noi durante la sua pausa pranzo (consistente di panino con una banana in mezzo...). E che tra 'laltro al nostro racconto del tizio che ci ha detto “Mi piacciono gli italiani! Basta che se ne stiano in Italia” ci ha detto “Tsk, and did you guys go like this (dito medio)? You know the history of Australia! Criminals, so what do they want? They get what they deserve!”. Beh d'altronde un emigrato non può che esser solidale coi suoi simili.

Tornando ai pericoli mortali delle spiagge del Queensland.
Contro i coccodrilli beh non c'è antidoto.
Contro i jellyfish, in spiaggia si trovano delle cassette contenenti vinegar e dei tabelloni esplicativi su come effettuare la RESUSCITATION (massaggio cardiaco e respirazione) in caso tu abbia avuto il culo di esser stato sfiorato da quella più bastarda (che tra l'altro è la più minuscola, grossa quanto un girino un po' cresciuto) e ti si fermasse il cuore. Incoraggiante.



In ogni caso, paesaggio bellissimo. Spettacolare, per me, il contrasto tra le colline verdi di vegetazione tropicale che finiscono direttamente nella laguna, e la netta demarcazione che si vede sulla linea del mare tra la zona in cui la marea si ritira e l'acqua rimane sempre un po' marrognola, dalla zona di mare aperto che invece è azzurro limpido. E impressionante anche vedere la rapidità con cui l'acqua si ritira. Quasi non te ne accorgi ma un bel momento ti giri e vedi solo più uccelli di ogni genere che ravanano col becco nella melma, che col sole che filtra dalle nuvole crea contrasti di luce incredibili tra le pozze. Insomma, non rimpiango di non poter fare il bagno.








MA. Anche qui, come a Brisbane, la città non si arrende a sentirsi marittima nell'animo ma non poter vivere l'acqua all'aria aperta, quindi sono state costruite delle splendide piscine bordo melma, molto frequentate ma non eccessivamente crowdy. Meno crowdy delle piscine estive a Torino per capirci, fattibilissime.
Le temperature sono dannatamente alte per essere AUTUNNO, è sempre ventilato, ma basta un'ora sotto il sole per ritrovarsi rossi come aragoste. Non a caso il Queensland ha un favoloso primato (oltre ai JellyFish, ai coccodrilli e ai cicloni) che la declina come Skin Cancer State. Ollè, poker d'assi!
In pratica, qui sopravvivono solo i figli legittimi di Chuck Norris, per tutti gli altri no chance.





E naturalmente poi, la passeggiata lungomelmare è infarcita di mille altre facilities pubbliche che alla fine non ti fanno poi troppo maledire jellyfish e coccodrilli...

Skate Park fronte mare (qui ci vanno anche col monopattino!)
Spazio Barbecue pubblico, gas
fornito gentilmente dal comune (presenti
in tutti i parchi di tutte le città che
finora abbiamo girato...)



Anche i sacchettini per i cani sono
gentilmente forniti dal comune...
Fitness all'aria aperta, sempre free...ovvio
Attrezzi vari per allenarsi, di cui il
nostro fotomodello vi mostra il funzionamento...



Insomma. Un italiano medio, tra meduse mortali, coccodrilli, cicloni, cancro alla pelle, direbbe “eh ma che merda sto posto”. Beh, i Queenslander invece sono molto fieri del loro stato. Sarà perchè son tutti figli di Chuck Norris o sarà perchè il sole perenne fa di questi effetti, ma ci tengono a dire al mondo quanto sono fighi, in mille modi diversi:












In merito alla sistemazione. Nomads Backpackers è una catena di ostelli in tutta l'Australia e paradisi tropicali limitrofi. Estremamente colorato e giocoso, piacevole. Ok, la camera è un cubicolo carcerario coi muri dipinti di colori sgargianti, ma gli spazi comuni sono ampi e non si rischia la claustrofobia. Direi un ottimo posto per giovani viaggiatori fino ai 25-27 anni che abbiano voglia di far baldoria, “socializzare” (alias rimorchiare) e tutte quelle belle robe lì di quando ancora hai un vago interesse per il genere umano. Per viaggiatori oltre i 27 anni magari è meno adatto, a meno che non siate appassionati stagionati di limbo e altre cazzate inventate dall'animazione, ma anche negli ostelli finora abbiamo sempre visto molto rispetto. Oltre una certa ora non è ammesso casino perchè magari lì ci vive anche gente che lavora, quindi chi vuole divertirsi viene invitato in serate low budget nei locali, fuori di hulo dall'ostello. Salvo poi rientrare ubriachi alle 4 del mattino e pisciare nella piscina (testimone un BB stranamente insonne)...in perfetto silenzio eh, però...
















E poi è sempre divertente leggere i cazziatoni lasciati appesi alle porte dei guests che non pagano, che lasciano un casino immondo in camera o altro...vita d'ostello!


E la prossima tappa...è nata con il go with the flow. Non era prevista, ma ci è stata consigliata dal ragazzo canadese incontrato a Perth e siccome il mate ci sembrava assai sviciu (smart per i non piemontofoni), gli abbiamo dato retta...e non abbiamo avuto torto a dargli fiducia!
Stay tuned! Andremo ancora più a nord inseguendo l'estate [buffo eh come ossimoro (o qualsiasi sia la corretta figura retorica...esperti linguisti, scatenatevi con le correzioni)?].